La Corporate Sustainability Reporting Directive (direttiva CSRD) mira a promuovere una maggiore trasparenza e responsabilità nelle pratiche aziendali sostenibili ed è destinata a rivoluzionare il modo in cui le imprese rendicontano il proprio impatto sociale e ambientale.
Tra le novità principali previste dalla direttiva CSRD ci sono:
la CSRD estende l’obbligo di rendicontazione della sostenibilità a un numero più ampio di imprese rispetto alla precedente direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), includendo anche le piccole e medie imprese (PMI) non quotate;
la direttiva richiede l’adozione di standard di rendicontazione comuni per garantire uniformità e comparabilità nei report sulla sostenibilità;
le imprese saranno tenute a fornire informazioni più dettagliate e specifiche sulle loro politiche, pratiche e risultati legati ai temi ESG;
la CSRD prevede anche la revisione e la verifica delle informazioni sulla sostenibilità da parte di un organismo indipendente, per garantire l’affidabilità e l’accuratezza dei report.
L’intento della direttiva CSRD è quello di utilizzare il modus operandi impiegato dalle imprese per la raccolta delle informazioni utili per i tradizionali documenti finanziari anche per la raccolta delle informazioni relative alla sostenibilità.
Nel testo della direttiva CSRD è specificato l’intento del legislatore di passare da un tipo di controllo sulle informazioni contenute nel Bilancio di Sostenibilità parziale, ad un cd. reasonable assurance: una revisione completa, chiara e trasparente.
La Direttiva CSRD è entrata ufficialmente in vigore il 5 gennaio 2023 e in Italia è stata recepita con il D.Lgs. 2024/125 in vigore dal 25 settembre 2024.
I soggetti tenuti a rendicontare le performance di sostenibilità aziendale sono diversi, ciascuno dei quali deve soddisfare requisiti specifici e rispettare tempistiche differenti.
Ad esempio, le grandi imprese, ossia le società non quotate di grandi dimensioni, devono rispettare almeno due dei seguenti requisiti:
I requisiti da rispettare variano a seconda del tipo di società, così come le tempistiche:
Che tu sia un soggetto che rientra tra quelli obbligati a rendicontare il proprio impegno sostenibile, o che tu voglia intraprendere questo percorso in modo volontario, avere a disposizione un documento che certifichi la responsabilità ambientale, sociale e di governance della tua impresa è sempre un vantaggio reputazionale.
La CSRD prevede che tutte le informazioni contenute nei documenti di reporting sostenibile vengano verificate e certificate da un auditor accreditato. Questo principio prende il nome di limited assurance e si riferisce a tutte quelle situazioni in cui il soggetto incaricato di adoperarsi con la revisione o l’audit, procede con una verifica parziale.
La direttiva CSRD fa leva su un gruppo di regole elaborate dall’EFRAG, ente tecnico di supporto alla Commissione europea, riguardanti le modalità con cui rendere le informazioni non finanziarie all’interno del Bilancio di Sostenibilità: gli standard ESRS.
General requirements
Regolamento generale
General disclosures
Regole di comunicazione
Climate Change
Cambiamento climatico
Pollution
Inquinamento
Water and marine resources
Risorse marine
Biodiversity and ecosystems
Ecosistemi e biodiversità
Resource use and circular economy
Uso delle risorse ed economia circolare
Own workforce
Lavoratori
Workers in the value chain
Catena di valore
Affected communities
Comunità coinvolte
Consumers and end-users
Consumatori ed utenti finali
Business conduct
Condotta d'impresa
Gli standard ESRS offrono una suddivisione completa di tutti gli argomenti interessati dai documenti di reporting sostenibile.
A giugno 2023 è stata approvata dal Parlamento europeo la proposta di direttiva elaborata dalla Commissione europea “Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD)”.
L’obiettivo della direttiva, che entrerà in vigore per gli stati membri UE nel 2027, è quello di rafforzare gli obblighi delle imprese in materia di sostenibilità con riferimento all’intera catena di approvvigionamento.
La direttiva CSDD richiede alle imprese la due diligence sulle politiche relative ai diritti umani adottate, all’ambiente e alle questioni sociali, nonché sui rischi e sugli impatti delle loro operazioni.
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